“E’ la Speranza al centro a spinger le due sorelle maggiori, la Fede e la Carità. E’ lei, questa piccola, che spinge avanti ogni cosa.
Perché la Fede non vede se non cio che è, mentre la Speranza vede ciò che sarà. La Carità non ama se non ciò che è, mentre la Speranza ama ciò che sarà”. (Charles Peguy)
- Nella sua vita e nei suoi scritti:
Guardando alla preziosa antologia di M. Capozzi Così visse e insegnò il Cardinal Ferrari non sembra esserci una particolare elaborazione del tema della speranza, considerata abitualmente in secondo piano rispetto alla fede e alla carità, le grandi virtù che trovavano più immediatamente una applicazione morale nella vita dei credenti. Questo non significa che il B. Cardinal Ferrari non tenesse conto della speranza e non la vivesse. Senza ritornare a episodi noti della sua vita, possiamo pensare che tanti ostacoli riuscì a superarli nella speranza, guardando più avanti, attendendo e sperando cose migliori. Anzitutto magari in quelle incomprensioni che ad un certo punto divennero molto presenti nella sua vita e nel suo ministero. Cose che abbiamo sentito molte volte, la sua attenzione ai problemi sociali del suo tempo, il tentativo di parlare a realtà sociali in forte cambiamento gli tirarono addosso accuse e sospetti che resero in alcuni momenti poco sereno il rapporto con lo stesso Papa. E’ facile pensare che solo sperando convintamente che quella non poteva essere la situazione definitiva, il beato Cardinal Ferrari riuscì a proseguire con forza nel suo servizio alla Chiesa. E così nella prova finale della malattia.
- Nella liturgia:
Orazione sui doni:
Il sacrificio di salvezza che ti presentiamo, o Padre, nel ricordo del beato vescovo Andrea Carlo redima e santifichi il tuo popolo, perché annunci al mondo la liberazione e la speranza di Cristo nostro Signore.
Per lui che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen. Interessante il legame che questa orazione stabilisce tra liberazione e speranza. Pur essendo un termine chiaramente religioso, la liberazione inevitabilmente sembra voler alludere anche a qualcosa di sociale, politico. Il Cardinale vedeva le masse sociali, contadini e poi soprattutto operai quando arrivò a Milano, vedeva che attendevano una liberazione che rischiavano di sperare di trovare nei movimenti politici soprattutto delle sinistre, col rischio di avere vantaggi sociali, ma di vedere compromessi i valori della fede e sappiamo quanto il “suo” papa Leone XIII fosse stato attento alle “rivoluzioni” (rerum novarum) che si stavano attuando nel mondo. Vediamo i brani di Scrittura che furono scelti per la Messa di beatificazione del Cardinal Ferrari e che si leggevano abitualmente in Duomo in occasione della sua memoria. Purtroppo la complessa riforma del Lezionario ambrosiano adesso non indica nessun brano in particolare, rimandando al Comune dei Pastori e evitando di stabilire una “tradizione” circa le letture caratterizzanti la memoria del Cardinal Ferrari, con il rischio che ognuno rilegga il beato Cardinal Ferrari a modo suo, ma soprattutto che si perdano le intuizioni emerse sulla santità propria del Cardinal Ferrari, il suo slancio apostolico non astratto, ma attento ai problemi che il momento storico presentava.
Epistola:
1 Tess 2,2-8
2 2Ma, dopo aver sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come sapete, abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte. 3E il nostro invito alla fede non nasce da menzogna, né da disoneste intenzioni e neppure da inganno; 4ma, come Dio ci ha trovato degni di affidarci il Vangelo così noi lo annunciamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. 5Mai infatti abbiamo usato parole di adulazione, come sapete, né abbiamo avuto intenzioni di cupidigia: Dio ne è testimone. 6E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, 7pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo. Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. 8Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
Cosa ha imparato il Pastore. Il brano di 1 Tessalonicesi sembra essere stato scelto perché riflette le vicende del beato Cardinal Ferrari, anche lui apostolo, anche lui “oltraggiato”. La situazione per Paolo non deve essere stata facile, possiamo vedere nel modo in cui parla della sua evangelizzazione, soprattutto di quali atteggiamenti ha evitato, un riflesso di quello che però ha incontrato in altri ambiti fuori da Tessalonica. Menzogna, disoneste intenzioni, inganno; adulazione, intenzioni di cupidigia, gloria umana. La risposta dell’Apostolo, e del Cardinal Ferrari, è di tutt’altro genere. Ad atteggiamenti umanamente meschini sono contrapposti atteggiamenti di grande levatura umana e spirituale. Anzitutto hanno annunciato il Vangelo, con lo slancio amorevole di una madre che ha cura dei figli. Sentimenti e atteggiamenti di affetto, che fanno coincidere al trasmissione del Vangelo con il dono della vita.
Vangelo:
Lc 22,24-30
2224 E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. 25Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. 26Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.
28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove 29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, 30perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele.
Cosa hanno imparato i discepoli. Interessante che il brano di Vangelo non riguardi la figura classica del Pastore, anzi fa riferimento direttamente a Gesù, che sta in mezzo ai discepoli, in un momento capitale della sua vita, la cena di addio e l’inizio della sua Passione. La comunità cristiana non deve riprodurre i modelli di potere mondani perché c’è una novità, c’è Gesù il Signore che si fa Servo e invita ad immedesimarsi a Lui, ad assumere il suo stile e i suoi sentimenti. Pensiamo oggi nella solennità del Sacro Cuore alla bellezza di questo invito, avere gli stessi sentimenti, pensieri, atteggiamenti interiori di Cristo, da cui naturalmente emerge un modo di fare ad immagine di Cristo. E’ stato molto positivamente sottolineato il valore del servizio che deve segnare qualsiasi ruolo uno possa svolgere nella società. Ricordiamo che il beato Cardinal Ferri fu grande educatore nella fede. Tanto richiamava ad un sano attivismo dei cristiani nella società, quanto raccomandava lo studio della dottrina cristiana.
E infine l’annuncio della vera speranza cristiana: il compimento della vita come partecipazione alla gloria del Regno. Stiamo facendo un ritiro spirituale, quindi:
un piccolo esercizio in stile ignaziano: invoco lo Spirito Santo, faccio silenzio, mi immagino di incontrare il beato Cardinal Ferrari, guardo il suo volto, inizio a dialogare con lui, gli chiedo come vivesse la speranza nei momenti ella sua vita che ho conosciuto dalle biografie che ho letto, parlo con lui delle domande che trovo sotto. Poi gli chiedo di portarmi da Gesù, di presentarmi a Gesù, sento cosa dice di me al Signore, vedo come mi guarda il Signore, magari anche Lui mi dice qualcosa. Poi li saluto, chiedo la loro benedizione, li lascio allontanare verso la Luce.
E qualche domanda. 1. onestamente mi dico oggi come reagisco agli atteggiamenti meschini di chi incontro, quanto credo che il messaggio “non violento” del Vangelo sia sempre la risposta adeguata? 2. quanto mi preoccupo di non separare una vita quotidiana in cui bisogna difendere i propri interessi, dall’essere testimone, annunciatore? 3. quanto percepisco il mio lavoro, la mia professione, come una bella opportunità di servizio? 4. Quanto dedico allo studio della Scrittura e del Catechismo?
Villa Clerici – Ritiro CSP – 27 giugno 2025 – don Antonio Anastasi