Nella Quaresima di questo anno giubilare della speranza abbiamo cercato di combattere, con la grazia di Dio, il demone della disperazione e della paura, che nel presagio della morte ha un suo alleato. Lazzaro ormai è morto, non può più essere tentato, ma chi resta sente che il demone della disperazione lo tenta, la disperazione di aver perso una persona amata, la disperazione di fare la stessa fine. La lettera agli Ebrei 2,15 ricorda che Gesù ha assunto la nostra carne mortale per “liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita”. Il demone della disperazione con la paura della morte porta al peccato, perché l’uomo farebbe qualsiasi cosa per non morire.
Il demone della disperazione porta a propositi omicidi, Caifa sommo sacerdote lo evoca, proponendo che è meglio uccidere un uomo, quel Gesù che risuscita i morti, piuttosto che essere uccisi tutti. Spesso chi ha potere sui popoli usa la disperazione e la paura per proporre l’odio tra i popoli, per far temere nemici inesistenti, per promuovere la guerra.
La fede cristiana, che illumina l’ombra della morte, vince su questo demone. La Pasqua è l’annuncio che l’Ucciso sulla Croce è risorto. La certezza della vita eterna e della risurrezione libera dell’inganno, rende capaci di vivere generosamente, perché dopo dopo la morte del corpo c’è la vita eterna.
Oggi siamo chiamati a prendere sul serio le ultime parole del Simbolo degli Apostoli: Credo la risurrezione della carne e la vita eterna. Come certezza incrollabile, come convinzione di un destino, la vita eterna con il nostro corpo risorto, nella gloria di Dio, nel ritrovare chi abbiamo amato e se ne era andato prima di noi. Questo non ci estranea dalla vita, anzi ci rende più laboriosi in questa vita, perché tutto di noi può essere speso generosamente e troveremo di più. Un cristiano sa cosa deve fare prima di morire: vivere.
don Antonio Anastasi
