Quando il lavoro nasce dalla creazione, fiorisce la libertà. Ridurlo a mera produzione può appassire lo spirito. Ma se il fare infonde aria fresca nella mente, se apre finestre alla vastità dell’essere umano e dell’esistenza, allora il lavoro si trasforma in arte e poesia.
Niente di più desolante di un agire egocentrico, ossessionato dal possesso, dalla ricerca insaziabile di ricchezza, potere e immagine. Il lavoro si impoverisce quando si sradica dalla terra e alza davanti alla nostra finestra le tende opache dell’individualismo e della competizione. Allora, i colori aridi dell’avarizia tingono di grigio lo sguardo, lo accorciano, e ci perdiamo in contese meschine che ci deviano dal cammino.
Il lavoro autentico ci spinge in avanti, è il sole che illumina l’avvenire, il cielo limpido e blu del domani. Il vero lavoro genera frutti, risveglia vocazioni, è fecondo ed espansivo. Non conosce muri, indica orizzonti inediti.
La terra appartiene al contadino che la ama, l’industria è l’estensione della mano dell’uomo, l’informatica è umana se serve al fiorire della persona. L’intelligenza artificiale smette di esserlo quando sfiora la sensibilità del cuore umano.
CSP