HomeThe Society OrganizationTestitimoni della Pasqua per una vita realizzata in pienezza

Testitimoni della Pasqua per una vita realizzata in pienezza

La resurrezione del Signore è l’evento che supera le nostre aspettative e ci mette in condizione di guardare alla vita con occhi nuovi. Consente la pienezza di un incontro che pur con tutte le difficoltà e le comprensibili fatiche sospinge ciascuno di noi ad una relazione da costruire con il Signore. 

Siamo chiamati “in qualsiasi luogo e situazione ci si trovi, a rinnovare oggi stesso il nostro incontro personale con Gesù Cristo o, almeno a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta” (EG 3). 

Abbiamo bisogno dell’esperienza personale con lui, infatti è lui stesso che si fa prossimo lungo il cammino e ci invita a riconoscerlo come il Signore della vita, la luce che sconfigge ogni buio e illumina i nostri passi. 

Cristo si dona a noi in una totalità d’amore che si esprime nel servizio e ce lo dimostra concretamente nell’Ultima Cena, il Giovedì Santo. Gesù cena con gli apostoli e offre loro l’esempio insegnando l’umiltà della vita, la semplicità dello stile, la tenerezza di un piede lavato. Lavare i piedi era il segno del sollievo, del farsi carico della fatica del cammino. 

Noi siamo chiamati a diventare testimoni viventi della potenza della Risurrezione. Essere testimoni vuol dire conformarsi all’Eucaristia, essere donne di Eucarestia, è fare della vita di Cristo il modello irrinunciabile della nostra vita; scegliere ed incarnare in noi ciò che Gesù ha fatto, farsi come lui, pane per la fame dei fratelli, un pane che viene spezzato fino alla fine, ogni giorno… 

In questo modo il servizio assume una fisionomia nuova: smette di essere una semplice scelta o un impegno per renderci utili in cui (quasi) tutto è pianificato da noi, per divenire invece un’esigenza che ci nasce dentro e ci fa comprendere che quello è l’unico modo di vedere la nostra vita realizzata in pienezza. È così che il cuore si spalanca e sembra capace di abbracciare il mondo. È lì (nell’eucarestia) che nasce l’offerta di sé più pura, quella che ci porta non solo alla disponibilità a spezzare il pane per gli altri, ma arriva a vette inimmaginabili: lasciare che a spezzare noi siano le mani di Colui che conosce fino in fondo le necessità del mondo, secondo la sua volontà. 

In questo momento questo ci chiede il Signore e lo stiamo facendo in silenzio e in un ascolto profondo di fede. 

L’augurio pasquale sia per noi un augurio di speranza, di attesa, ravvivato dalla gioia dell’Alleluia. 

Eleonora Scolastico 

Presidente Della Compagnia di San Paolo

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