Due esortazioni apostoliche, a quasi quarant’anni di distanza, tracciano un percorso coerente e vitale per la Chiesa cattolica: la “Evangelii Nuntiandi” di Paolo VI (1975) e la “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco (2013). Entrambe mettono al centro la gioia come motore e frutto dell’annuncio cristiano, pur adattando il messaggio alle sfide e ai linguaggi del proprio tempo.
La Visione di Paolo VI: L’Identità della Chiesa
Paolo VI, nella sua “Evangelii Nuntiandi”, scolpisce un’affermazione che è diventata un pilastro della teologia pastorale: “Il compito dell’evangelizzazione è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare.” Qui la gioia, sebbene non esplicitamente nel titolo, è intrinseca a questo mandato essenziale. Per Paolo VI, non si tratta solo di predicare un messaggio, ma di incarnarlo e trasformare le culture. La sua esortazione, infatti, sottolinea la necessità di “raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti… in contrasto con la parola di Dio”. Montini insiste sull’importanza della testimonianza: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”. Questo è un monito all’autenticità e alla coerenza di vita, condizione necessaria perché l’annuncio sia credibile. La gioia dell’evangelizzare, infine, è un auspicio finale che anima chi si dedica all’annuncio del Vangelo.
La Visione di Papa Francesco: Una Chiesa in Uscita e Ferita
Papa Francesco riprende il testimone della gioia nel titolo stesso della sua esortazione, la “Evangelii Gaudium”. Per lui, “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù.” Questa gioia non è statica, ma dinamica, propulsiva. È la forza che spinge la Chiesa a essere “in uscita”. La celebre frase, “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”, incarna perfettamente questa visione. Francesco sposta l’accento sulla prossimità e sull’annuncio della misericordia, ponendo i poveri al centro. Egli afferma: “Voglio una Chiesa povera per i poveri. Essi hanno molto da insegnarci.” L’annuncio del Vangelo non è un fardello di norme, ma un messaggio di liberazione che “non è un peso, ma una gioia”. La gioia si manifesta nella capacità di andare incontro, di sporcarsi le mani, di non temere la fragilità ma di vederla come un’opportunità per un incontro autentico con Cristo.
Un Filo Conduttore: La Gioia come Forza Trasformativa
Entrambe le esortazioni, pur con stili e contesti diversi, convergono su un punto fondamentale: la gioia non è un optional nell’evangelizzazione, ma la sua linfa vitale. Paolo VI sottolinea l’identità missionaria della Chiesa e l’importanza della coerenza di vita per un annuncio efficace. Francesco, quarant’anni dopo, rilancia con urgenza la chiamata a una Chiesa in movimento, che si lascia ferire nell’incontro con l’umanità e che riscopre nei poveri e negli emarginati la fonte della sua stessa vitalità evangelizzatrice.
In definitiva, sia la “Evangelii Nuntiandi” che la “Evangelii Gaudium” ci ricordano che l’annuncio del Vangelo non è una fredda trasmissione di dottrine, ma la comunicazione di una gioia traboccante, che scaturisce dall’incontro con Cristo e si traduce in una vita di testimonianza, amore e servizio. È questa gioia che permette alla Chiesa di rinnovarsi continuamente e di raggiungere ogni cuore umano.
Daniel Balditarra (CSP)