Inizia la Settimana Santa. I riti sono gli stessi di ogni anno, ma sta a noi viverli con il cuore e farli nostri. I simboli e i riti senza il cuore sono parole morte; per questo, il primo atteggiamento di questi giorni Santi è il silenzio.
Il Vangelo di Luca, nel capitolo 19, ci introduce in questa settimana. Tutto inizia a Betania, a mezz’ora da Gerusalemme. Dai dintorni del Monte degli Ulivi, il Signore entra a Gerusalemme da oriente, da dove sorge il sole, da dove entra la vita. È un re disarmato, fragile e umile, non un re a cavallo, ma un re che entra con un piccolo asino che nessuno aveva montato. Un Re unico che porta al mondo qualcosa di nuovo, qualcosa che può donare la libertà alla condizione umana. Il suo regno è un cielo nuovo e una terra nuova.
Molti aspettavano un potente Messia; Gesù percorre un altro cammino. È un re mite che edifica la storia e trasforma i cuori di coloro che accolgono la sua presenza salvifica.
“Osanna” vuol dire: “aiuta il tuo popolo e donaci la tua salvezza”. Così anche Gesù deve entrare nella nostra anima, riconoscere Cristo come il Messia. Mi sia permesso concludere con il proclama delle Palme del sacerdote gesuita José María Rodríguez Olaizola:
E ora, tacciano i rumori e le parole vuote. Taccia la chiacchiera senza senso e le voci stridenti. Fate silenzio e disponetevi a contemplare il mistero. Che non vi distragga il rumore dei rami e la gioia degli Osanna. Il pericolo è reale. Il male non riposa. Gerusalemme tornerà ad essere scenario di amicizia e tradimento, di passione e morte, di disperazione e di nuova speranza. Ma dobbiamo percorrere il cammino. Sulle sue orme. Dietro i passi di colui che, essendo il più grande, si fece il più piccolo. Piegate il ginocchio, con l’asciugamano tra le mani, per riconoscere la vera grandezza. Lasciate che nel vostro cuore risuoni il Nome-Sopra-Ogni-Nome. In questa Domenica delle Palme, porta alla Settimana Santa, disponetevi, fratelli, a contemplare l’amore nudo. È l’ora.
Sergio Falvino (Buenos Aires)
